giovedì 28 aprile 2011

Aperti il Primo Maggio, negozianti divisi

Montenapo: restiamo chiusi, preferiamo la deroga a Ferragosto. Buenos Aires: noi lavoriamo

MILANO - Nessun passo indietro: domenica i negozi potranno tenere aperto e i sindacati annunciano lo sciopero. Ma se le posizioni sul Primo Maggio non cambiano, sono i negozianti a dividersi tra chi alzerà le saracinesche e chi passerà la festa in famiglia. Il bivio: recuperare i guadagni di una giornata strategica o celebrare la Festa del Lavoro? Libertà di scelta per la prima volta dal 1945. «La Moratti sospenda la delibera», insistono Cgil, Cisl e Uil. Replica il sindaco: «Sono meravigliata, se questa è la libertà della sinistra, credo che in questa città non siamo messi bene».
Messi bene o no, per domenica la situazione da aspettarsi è questa: folla in piazza Duomo davanti ai maxischermi allestiti per la cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II, il Salone nautico NavigaMI, il corteo dei lavoratori. E i negozi aperti, soprattutto in centro (ma non nel Quadrilatero). Per una giornata che porterà nelle casse dei commercianti di Milano e Monza 24 milioni di euro.
La stima è della Camera di commercio di Monza e Brianza: l'apertura del Primo maggio potrebbe valere per Milano e Monza (dove i commercianti aspettano ancora di capire cosa fare perché l'assessore al Commercio, Paolo Gargantini, non è rientrato dalle vacanze pasquali) più di 20 milioni di euro per lo shopping e quasi 4 milioni per bar e ristoranti.

In corso Buenos Aires la possibilità di apertura è stata accolta con favore: «Abbiamo distribuito 650 circolari - dice il presidente di via, Gabriel Meghnagy - la maggior parte ha detto che aprirà. Ringraziamo l'assessore Giovanni Terzi». In via Monte Napoleone, invece, scelta unanime: chiusura. Guglielmo Miani, presidente dei commercianti, spiega: «Preferiamo lavorare il 15 agosto. Per noi aprile, con il Salone del Mobile, è stato un mese faticoso». Chiusura anche in via Lorenteggio. Il gioielliere Gaetano Bianchi sbuffa: «Io sono favorevole all'apertura, ma per noi che siamo in periferia sarà una domenica come le altre». Roberto Balsamo delle Vie dello shopping: «Libertà di scelta in base alla merceologia di vendita: io che vendo cappotti preferisco lavorare il 2 ottobre (data alternativa per chi non approfitterà di questa deroga, ndr)». Aperti i negozi dell'associazione Naviglio Grande.
Restano critici i sindacati: sciopero generale nazionale dei settori commercio e turismo per la Cub e sciopero delle associazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil. «Dissentiamo nel merito e sul metodo di tale scelta. Chiediamo al sindaco - dice Luigi Pezzuolo, Cisl - di sospendere la delibera e convocare un tavolo di confronto. Decisioni di questa natura andrebbero assunte con il coinvolgimento di tutti». Aggiunge Graziella Carneri, Cgil: «Se il Comune persiste nella sua idea, faremo sciopero (e presidio domattina davanti all'assessorato)». Decisione contestata dal presidente del consiglio regionale, Davide Boni: «In un Paese libero, se una persona desidera lavorare deve avere la possibilità di farlo. L'impero dei Soviet è finito da un pezzo». E mentre Terzi ricorda che «le liberalizzazioni nel commercio sono state introdotte dall'allora ministro Pier Luigi Bersani», il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni cerca di mediare: «Chiedo ai sindaci di Firenze (richiesta accolta, ndr) e di Milano di aprire un tavolo sul tema. I sindaci non sono l'Alfa e l'Omega, devono decidere con i sindacati e le organizzazioni di categoria».

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